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Argomento sempre attuale quello della felicità, dibattuto anche oggi nella nostra società consumistica, ma già trattato nelle scuole filosofiche dell'Atene postsocratica e poi in ambiente romano, dove Cicerone prima e poi ancora di più Seneca lo affrontano in modo chiaro ed univoco. Il De vita beata, appunto, è la risposta di Seneca agli interrogativi più comuni su ciò che ci dà la vera felicità, facendo luce sulla strada giusta da intraprendere per conseguirla, fugando le opinioni della gente comune di cui dimostra stoltezza e fallacità. La felicità non consiste nei piaceri, come invece sostenevano gli epicurei male interpretando gli insegnamenti del loro Maestro, anzi coloro che si abbandonano ad essi ne sono dominati, quindi ne diventano schiavi: è il caso, ad esempio, di chi ritiene erroneamente che le ricchezze diano felicità e non si accorge invece che esse condizionano la vita. Perché allora Seneca, che vive nel lusso, non si priva delle sue ricchezze accontentandosi del necessario? Perché parla in un modo e vive in un altro? E Seneca risponde ai suoi numerosi detrattori ammettendo l'utilità della ricchezza come mezzo per potere agire... Prefazione di Laudizi Giovanni.